Gli Usa vogliono affossare la neutralità della rete

(Foto: flickr.com)

Il 14 dicembre la Federal Communications Commission (Fcc), l’organo governativo che sovraintende alle comunicazioni, voterà un regolamento per permettere ai provider internet di privilegiare parte dei contenuti online, dando di fatto un colpo secco alla neutralità della rete.

Ci sono buone possibilità che le regole vengano approvate perché i repubblicani, che controllano la Fcc, sono storicamente contrari alla neutralità e il capo dell’agenzia Ajit Varadaraj Pai è un delfino del presidente americano Donald Trump.

Lo stesso Pai, intervistato dal sito americano di politica The Daily Signal, ha evidenziato che “la mia proposta vuole abrogare i pesanti regolamenti dell’amministrazione Obama adottati due anni fa con un voto di partito che regolava internet. Quello che sto proponendo di fare è sbarazzarmi di quei regolamenti e di ritornare alla struttura bipartisan che ha governato internet iniziando dall’amministrazione Clinton e proseguendo fino al 2015”.

La neutralità della rete
Si tratta di un principio per cui gli operatori sono chiamati a non discriminare il traffico internet, evitando così di danneggiare gli utenti, le aziende, l’innovazione e più in generale i diritti civili. In parole spicciole garantisce che l’accesso internet non sia esclusivo di alcuni servizi o applicazioni o che altre risorse sottostiano a politiche di prezzo più vantaggiose di altre o, persino, che non possano essere raggiunte dagli utenti. Una sorta di frammentazione della rete in pacchetti, contraria ai principi di libertà che da sempre hanno sostenuto e hanno contribuito alla ramificazione di internet.

Cosa vogliono fare gli Usa
La Fcc vuole ridurre i controlli fatti agli internet provider, classificandoli al pari di servizi di informazione, lasciandoli quindi liberi di distribuire contenuti online secondo politiche liberali. In cambio chiederà una maggiore trasparenza nelle offerte, affinché ogni cliente possa scegliere il provider che più si adatta alle proprie necessità. Così facendo non sarebbe più la Fcc a decidere sui contenziosi ma la Federal Trade Commission (Ftc), agenzia che si interessa di commercio e concorrenza. La rete diventerebbe un prodotto qualsiasi, ridimensionata nelle sue peculiarità e potenzialità, lasciando ai provider la possibilità di creare pacchetti di offerte e cambiarne le regole senza troppi patemi. Quindi se, per esempio, un cliente scegliesse un provider perché dà priorità al traffico di un determinato servizio o sito di streaming, lo stesso provider potrebbe decidere di interrompere questa priorità avvantaggiando altri siti.

Che aria tira
L’Internet Association, che comprende anche Facebook e Google, è contraria alle modifiche proposte da Pai, così come lo sono le associazioni per la difesa dei consumatori e quelle che riuniscono le aziende del web. Se il regolamento dovesse (come probabile) essere approvato, verranno presentati dei ricorsi per evitare che questo diventi effettivo. Sulla carta almeno le opposizioni non partono sconfitte, perché la Fcc ha deciso di varare nuove norme in modo unilaterale, senza riuscire a dimostrare che siano migliori di quelle vigenti.

La situazione in Europa e in Italia
Il dibattito sulla neutralità della rete ha raggiunto il proprio picco a partire dal 2014. In Europa nel 2016 il Body of European Regulators for Electronic ommunications (Berec) ha pubblicato il cahier des charges per stabilire i doveri per garantire il libero accesso alla rete. In Italia il portavoce della questione è il deputato Stefano Quintarelli il quale già nel 2014 ha presentato alla Camera il disegno di legge per le Disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti.

Nonostante l’impegno dell’Europa unita, le normative sono tutt’altro che vincolanti, tant’è che il Portogallo ha già iniziato a frammentare la rete, ignorando di fatto la neutralità della rete.

Fonte: WIRED.it